Suona lotto. Perché il suono è la guida che ci conduce per mano, perché otto è il numero del municipio di Roma dove il laboratorio ha sede, e perché il lotto è il complesso di case tipiche del quartiere Garbatella, dove ha sede il piccolo porto sicuro che ci accoglie, il centro di aggregazione L’Approdo.
Nella primavera del 2025 ha inizio questa avventura. Un gruppo di ragazzi e ragazze ogni mercoledì si incontra, è una redazione curiosa, che si muove per il territorio con le orecchie ben tese.
Ci sentiamo sicuri quando le finestre delle case sono illuminate, quando le strade sono vive, quando non incontriamo persone “strane”. Che significa “strano”, allora ho chiesto. Mmm… strano significa mal vestito, sporco, che non capisco. E allora, proviamo a capire di più questo mondo delle persone strane e lo facciamo con Maaty, un giornalista egiziano che insieme a Mama Termini ogni domenica organizza un incontro alla stazione Termini. Non si tratta solo di un momento di distribuzione di cibo e vestiti, ma anche di un appuntamento per chiacchierare, confrontarsi, ridere e scherzare. Al nostro incontro ha partecipato anche Adriano, un abitante di Garbatella che da qualche tempo a messo su un’associazione per offrire un supporto particolare alle persone senza fissa dimora.
Al nostro quinto incontro, ci siamo sperimentati con una vera diretta radiofonica. Ci ha ospitati sulle sue frequenze Radio Perepepè, che non smetteremo mai di ringraziare. Piero Tacconi, tra i fondatori di Radio Perepepè, è venuto a L’Approdo con la sua cassetta degli attrezzi e ha acceso i nostri microfoni. Avevamo un’ospite, Lucia Di Cicco, che ha risposto generosamente alle tante domande della redazione e ha ascoltato con attenzione i vari contributi sonori che avevamo registrato negli incontri precedenti. Abbiamo chiacchierato, ci siamo confrontati, abbiamo trasmesso musica e parole! Il risultato si ascolta da qui:
Quello che vogliamo registrare, osservare, fare nostro, non è tanto il risultato finale (che ci rende comunque tanto felici), ma sempre il processo, il percorso che abbiamo costruito per arrivarci. E allora, ecco. Qui ve lo raccontiamo passo passo.
Il primo giorno ci siamo chiesti: cosa ci piacerebbe ci fosse nelle strade che attraversiamo ogni giorno? E cosa invece non vorremmo ci fosse?
Un sasso che colpisce un tombino, le foglie al vento, la resistenza di un frigorifero, lo sbattere di uno sportello, il piede in una pozzanghera fangosa. Abbiamo provato a attraversare il paesaggio con le orecchie ben aperte, a caccia di suoni aspri, appuntiti, azzurri, pesanti, puzzolenti….
Le erbacce, i marciapiedi, gli ospedali, queste sono le cose da cambiare. Tuttavia rimane un bel quartiere, che crea comunità… Ecco qui cosa ne pensano le persone incontrate per le strade di Garbatella
L’intervista è un dialogo, un esercizio di ascolto, un guardarsi l’un l’altro, una danza o forse un incontro di box. Ci siamo scaldati intervistandoci tra noi. Per divertirci, per conoscerci un pò meglio, per scambiarci messaggi . Poi abbiamo proseguito invitando delle persone a farsi intervistare, in particolare abbiamo parlato con Remo, Maurizio e Armando, che quando erano ragazzi frequentavano Garbatella.Ci hanno raccontato di com’era il quartiere negli anni ‘70, hanno ripercorso la storia del loro amico Piero Bruno, ci hanno parlato di comunità, sicurezza, politica